Cinema

Venuto al mondo

Venuto al mondo

Non si dovrebbe mai andare a vedere la trasposizione filmica dei romanzi che ci hanno particolarmente coinvolto. Oppure bisognerebbe andare consapevoli che nessuno, neanche il regista più bravo al mondo, potrà essere in grado di girare un film migliore di quello che abbiamo già visto con la nostra immaginazione. È questa una doverosa premessa a qualsiasi giudizio sul film di Castellitto, Venuto al mondo, tratto dal romanzo omonimo di Margaret Mazzantini.
La trama è la stessa. Piccoli cambiamenti, irrilevanti dal punto di vista della storia; qualche taglio per facilitare l’andamento cinematografico del plot. La vicenda è comunque tutta lì.
L’amore di Gemma e del fotografo Diego, che nel film diventa un americano. Sullo sfondo l’assedio di Sarajevo, che lentamente passa in primo piano. La brutalità della guerra. Il trauma delle violenze. L’insensatezza dei crimini. Vite scellerate che cancellano il futuro annientando il presente. È in questa cornice che nasce Pietro. Viene al mondo nella morte questo figlio della vita, che sin dall’inizio sembra un miracolo della volontà. E quando ormai grande, insieme con la madre Gemma, ritorna a Sarajevo la narrazione ha inizio e piano piano si srotola davanti ai nostri occhi una storia che le nostre orecchie non immaginavano di sentire e i nostri occhi di vedere. Ma a Sarajevo tutto allora sembrava possibile, mentre un'Europa distratta e indolente non si offriva neanche per piangerne i morti.
Il primo tempo è lento, la storia sembra non decollare, ma è un bene perché servono parecchie energie emotive per reggere il secondo tempo. Tutto si fa più intenso e il ritmo della narrazione è cadenzato dalla bellezza della fotografia, dalla potenza della musica e dagli effetti scenici che aprono al turbamento. Le architetture urlano e la natura piange mentre la gente continua a morire, violata e ingannata. L’inizio è un gong possente. Il suono trabocca nello stomaco impreparato, quando le finestre esplodono mentre dietro i vetri in frantumi il paesaggio cambia, devastato dalla guerra. Compaiono lingue di fuoco infernali. Le stesse finestre di fronte alle quali qualche tempo prima Gemma e Aska, sotto lo sguardo appassionato di Diego, avevano ballato. Tutt’e tre protesi a scolpire un futuro che non si lascerà incorniciare. Insieme -immersi nell’irrazionalità di un erotismo che placava allora ogni paura- avevano sognato, prima che in quel fondo sacro si perdessero per sempre.
Si incontrano di nuovo dopo sedici anni gli sguardi di coloro che Castellitto aveva pedinato con la telecamera in casa di Gojko, quando ancora la speranza teneva lontana la guerra; gli sguardi dei vivi che sono sopravvissuti alla stoltezza di quell’assedio, con i loro volti segnati dalle rughe e scavati dalla memoria del dolore e sempre pronti a ridestare gli assenti.
Castellitto ha dato volto a un’opera d’arte, che è musica prima che scrittura. Non era un’operazione semplice. Anche se alla sceneggiatura ha collaborato la stessa Mazzantini poco importa. L’autore è sempre superato dalla sua creazione; essa finisce coll’avere vita propria e a reclamare per sé tutti i riflettori. E nonostante queste riserve, si tratta pur sempre di un film da vedere perché bello e intensissimo, e sui cui poi riflettere.
Consiglio vivamente la lettura del libro.


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Venuto al mondo
Tratto dal romanzo omonimo di Margaret Mazzantini
Regia di Sergio Castellitto
Sceneggiatura: Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini
Musiche: di Eduardo Cruz e Arturo Annecchino
Con: Penélope Cruz, Emile Hirsch, Sergio Castellitto, Adnan Hasković, Pietro Castellitto, Saadet Aksoy, Luca De Filippo, Jane Birkin, Mira Furlan, Jovan Divjak
Sito web ufficiale: https://www.medusa.it/film/1116/venuto-al-mondo.shtml
Trailer ufficiale: https://www.youtube.com/watch?v=sV6lJ0tMiZs